Start-up e organizzazioni esponenziali: le principali caratteristiche | 2 PARTE

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Come anticipato la settimana scorsa, oggi parliamo in maniera più approfondita di ciò che caratterizza le Organizzazioni Esponenziali nella loro struttura interna. Al contrario delle apparenze, un’organizzazione con un output ad alto potenziale deve per forza di cose aver una struttura molto solida al suo interno che comprenda tutta una serie di funzioni. Così come le funzionalità esterne venivano definite dall’acronimo Scale, per quelle interne viene usato l’acronimo Ideas (Interfacce, Dashboard, Experimentation, Autonomia, Social Technologies).

 

Interfacce:

Le interfacce sono processi di filtraggio tra esternalità e processi interni che funzionano tramite algoritmi di flusso del lavoro e indirizzano gli output delle esternalità verso le persone giuste, al momento giusto. In molti casi questo processo viene completamente automatizzato, diventando scalabile. Alcuni esempi di interfacce di successo: Apple Store di Apple, Selezione degli autisti per Uber, Google Adwords per Google e molti altri.

 

Dashboard:

Viste le enormi quantità di dati disponibili le Organizzazioni Esponenziali necessitano di una dashboard per monitorare il costante flusso di informazioni e gestirne l’organizzazione. Nel business esiste da sempre una tensione tra necessità di equilibrare strumentazione e raccolta dati, da una parte, e gestione dell’azienda e risultati tangibili, dall’altra. Raccogliere dati per misurare i progressi interni richiede molto tempo, sforzi e costosi mezzi informatici. Per questo motivo, il monitoraggio dei risultati avviene tradizionalmente su base annuale o, nella migliore delle ipotesi, trimestrale. Le start up di oggi (come le imprese più mature) fanno leva sulla banda larga wireless, internet, sensori e cloud per tenere traccia di quegli stessi dati in tempo reale. una crescita a ritmo vertiginoso richiede strumenti adatti a una valutazione integrata e in tempo reale di business, individui e team, se non altro perché anche gli errori più piccoli possono rapidamente diventare enormi.

 

Experimentation:

Con questo termine si definisce l’implementazione del metodo Lean Start-up che verifica costantemente le ipotesi e sulla base di queste avvia dei test, tenendo sempre sotto controllo i rischi. Questo approccio può essere sintetizzato con il motto «Fallisci presto, fallisci spesso, elimina gli sprechi».

Molte altre aziende stanno scegliendo la via della sperimentazione giapponesi, ad esempio, seguono il metodo kaizen, di cui abbiamo parlato qualche articolo fa, ossia il miglioramento costante come tecnica fondamentale di gestione dei processi.

Un altro fondamentale prerequisito è l’apertura al fallimento. La Silicon Valley, da sempre esempio di successo pionieristico, si basa sul reiterato fallimento “positivo”, cioè la disponibilità ad accogliere e accettare i fallimenti che portano ad un miglioramento virtuoso. una cultura aziendale che accetta il fallimento trae vantaggio da una riduzione delle politiche interne ed è molto meno incentrata sull’individuazione di capri espiatori, grazie a valori quali fiducia, trasparenza e apertura.

 

Autonomia:

Con questo termine si definisce un team multidisciplinare in grado di organizzarsi in maniera autonoma e lavorare in uno scenario di autorità decentralizzata. Dal telelavoro all’outsourcing alle organizzazioni orizzontali, virtuali, negli ultimi anni è emersa una tendenza costante verso una maggiore autonomia nel contesto lavorativo. La generazione dei Millennial, che ha familiarità con internet e giochi online e coltiva una mentalità imprenditoriale, è sempre più in contrasto con le classiche strutture gerarchiche che sono ottimizzate per l’efficienza e non per la flessibilità. Inoltre i consumatori, sempre più informati e critici, necessitano di aziende che mettano in prima linea i loro impiegati più autorevoli e intraprendenti. Essere autonomi tuttavia non vuol dire anarchia o non dover rendere conto a nessuno. Le gerarchie semplicemente tendono ad essere basate sulle competenze, si rende conto a qualcuno perché “sa qualcosa”, non perché occupa semplicemente una posizione, il ruolo del manager non viene abolito, ma si trasforma.

 

Social Technologies:

Le Social Technologies aiutano a creare interazioni orizzontali in società strutturate vertcalmente. Oggi hanno strada facile grazie ad ambienti di lavoro sempre più digitalizzati.  Per quanto riguarda la comunicazione interna sì è passati dalla mail all’instant messaging per approdare ultimamente allo streaming, praticamente annullando o riducendo moltissimo i tempi di attesa tra l’acquisizione di un’informazione e l’aspetto decisionale. La gestione delle relazioni interpersonali è solo uno degli aspetti interessati da un processo irreversibile di informatizzazione. Si stanno digitalizzando le location, le informazioni, gli oggetti fisici, le idee ecc. Applicazioni come Skype e Google Hangout hanno reso la telepresenza facile da gestire e organizzare riducendo spese per spostamenti e migliorando il benessere del personale. Riassumendo insomma le Social Technologies contribuiscono a creare un’esperienza in tempo reale semplificando come mai prima i processi aziendali.

 

Fonte: Singularity University

CVM

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